Forse qualcosa si muove: presentata la bozza della Proposta di Legge Delega per la promozione della dignità delle persone anziane, i LEPS (Livelli essenziali delle prestazioni sociali) e per la presa in carico delle persone anziane non autosufficienti.
Sebbene nella Legge di bilancio 2022 (A.S. n.2448) il Governo avesse predisposto di approvare i LEPS (Livelli essenziali delle prestazioni sociali) per la non autosufficienza con l’art.43 e seguenti, i vari emendamenti approvati dal Parlamento ed i continui voti di fiducia hanno in pratica fatto sparire nella Legge di bilancio 2022 il richiamo ai “Livelli essenziali delle prestazioni sociali” per la non autosufficienza.
Con la cancellazione dell’art.43 nella Legge di bilancio non sono assicurati e garantiti agli anziani non autosufficienti le prestazioni costituite dagli interventi, dai servizi, dalle attività e dalle prestazioni integrate che la Repubblica assicura, sulla base di quanto previsto dall’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione e in coerenza con i princìpi e i criteri indicati agli articoli 1 e 2 della legge 8 novembre 2000, n.328, con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità. Sarebbe stata una svolta nel welfare del Paese, attesa da tanti anni.
La garanzia dei servizi e l’universalità di questi su tutto il territorio nazionale, avrebbe finalmente integrato le diverse componenti sanitaria, sociosanitaria e sociale in modo da assicurare la continuità assistenziale, superando la frammentazione tra le prestazioni erogate dai servizi sociali e quelle erogate dai servizi sanitari di cui la persona non autosufficiente ha bisogno e favorendo la prevenzione e il mantenimento di condizioni di autonomia, anche attraverso l’uso di nuove tecnologie.
Si sarebbero così finalmente affrontate alcune pesanti diseguaglianze sociali che gravano sulla non autosufficienza come quella derivante dal FNNA (Fondo Nazionale Non Autosufficienza) che inizialmente era stato concepito proprio quale strumento di avvio di un progetto nazionale per la costruzione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni per le persone non autosufficienti ma poi si è presto cristallizzato e trasformato nell’unico strumento a sostegno dei non autosufficienti in stato di gravissima disabilità. I beneficiari “privilegiati” dal Fondo, ovvero i “gravissimi” sono coloro che, rispetto agli altri non autosufficienti, ricevono interventi “rafforzati”, secondo la riformulazione effettuata dal Ministero dopo il 2016. La definizione di “disabilità gravissima” non è avvenuta attraverso la costruzione di un metodo di valutazione personalizzato ed una classificazione bio-psico-sociale (es. ICF) ma sono stati individuate, sulla sola base delle diagnosi cliniche.
L’elemento maggiormente indicativo di questa cristallizzazione è il fatto che, dal suo avvio, non sono stati più modificati i criteri di riparto del Fondo tra le regioni, mantenendo una formula assolutamente rigida che non tiene conto della distribuzione della non autosufficienza (spesso legata alle condizioni socio-economiche) del territorio e dei servizi disponibili nelle varie aree del Paese. Senza una Anagrafe della grave fragilità si è scelto di ripartire questo Fondo per il 60% in base alla popolazione residente, per regione, d’età pari o superiore a 75 anni; per il resto utilizzando i pesi del riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali nella misura del 40%, vale a dire un mix di indicatori basati sull’incidenza dei diversi target delle varie politiche sociali che agevolano le Regioni che già utilizzano i Fondi Sociali penalizzando i non autosufficienti residenti in Regioni meno virtuose.
La non introduzione dei LEPS a livello nazionale ha trovato come conseguenza declinazioni molto differenziate da regione a regione non garantendo uguali diritti ai non autosufficienti.
In particolare gli elementi su cui si è fatta sentire maggiormente l’impronta delle singole regioni sono risultati i seguenti
- livello del cofinanziamento regionale ai fondi nazionali (alcune regioni non hanno previsto alcun cofinanziamento mentre altre integrano il trasferimento nazionale con importanti risorse proprie);
- preferenza per le erogazioni monetarie rispetto ai servizi in natura (alcune regioni hanno utilizzato il Fondo quasi esclusivamente per erogazioni monetarie, altre invece ne hanno impiegato quote rilevanti anche per voucher/acquisto di servizi; agli estremi troviamo casi di regioni che hanno utilizzato il 100% del Fondo per erogazioni monetarie e, all’opposto, in una realtà il 47,5% delle risorse è stata utilizzata per acquistare direttamente servizi sociali dagli erogatori);
- livello di concentrazione delle risposte sui disabili gravissimi (a seconda delle regioni, varia notevolmente l’incidenza dei gravissimi sul totale dei beneficiari e la quota di risorse da loro assorbite);
- importo degli assegni di cura (a seconda delle regioni dai 200 ai 1200€);
- valutazione delle condizioni economiche (alcune regioni hanno sottoposto gli assegni alla prova dei mezzi tramite l’Isee, altre hanno riconosciuto gli assegni a prescindere dall’Isee).
- Legame dell’assegno al caregivers familiare, obbligando quest’ultimo ad essere un attore della rete integrata dei servizi e del PAI senza un riconoscimento economico del ruolo
- livello del cofinanziamento comunale ai fondi regionali (alcuni Comuni non hanno previsto alcun cofinanziamento mentre altrie integrano il trasferimento regionale con importanti risorse proprie);
In queste disuguaglianze a rimetterci sono soprattutto gli anziani non autosufficienti dato che sono la categoria più numerosa di persone non autosufficienti. Se si considera, ad esempio, la distribuzione per fasce d’età dell’indennità di accompagnamento, il 70% dei titolari è over 65enne. fa supporre che, rispetto alle persone con limitazioni delle altre fasce d’età, gli anziani abbiano una ridotta probabilità di essere inclusi nel perimetro ristretto dei beneficiari “privilegiati”. In particolare la categoria più rilevante di disabili gravissimi in termini assoluti è quella delle demenze (27%) anche se ciò non significa che gli anziani siano il target maggiormente privilegiato; anzi, quasi la metà dei “gravissimi” è rappresentata da disabili minori e adulti.
FORSE QUALCOSA SI MUOVE
Qualche giorno fa la Commissione “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza”, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero della Salute, ha presentato al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, lo schema di Proposta di Legge Delega legata alle riforme previste dal PNRR “Norme per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti”. In questa bozza all’Art.5 si torna a parlare della classificazione ICF, e di garantire alle persone anziane non autosufficienti l’universalità di accesso ai servizi, alle prestazioni, anche al fine dell’individuazione delle priorità di intervento per il successivo aggiornamento dei LEPS, adottando il Piano Nazionale per la non Autosufficienza (PNNA). Le Regioni elaborano conseguentemente i rispettivi Piani Regionali per la non autosufficienza ed inviano i relativi atti al Ministero del lavoro e delle Politiche sociali per il monitoraggio sullo stato di attuazione dei LEPS. Sulla base dei dati di monitoraggio e della relativa valutazione, il Ministero del lavoro e delle Politiche sociali procede agli eventuali interventi di verifica e all’adozione, nel rispetto delle previsioni di legge, delle necessarie misure correttive.
Al fine di sostenere adeguatamente l’attuazione del progetto individualizzato di assistenza integrata (PAI) per le persone anziane e per le persone non autosufficienti è istituito il “Budget di cura e di assistenza”, quale strumento per la ottimizzazione progressiva della fruizione e della gestione degli interventi e dei servizi di cura e di sostegno del territorio. Al Budget di cura e di assistenza concorrono tendenzialmente tu8e le risorse economiche ed in particolare:
- le risorse derivanti dal trasferimento alle Regioni e alle Province Autonome delle relative quote del Fondo Sanitario Nazionale specificamente destinate per tali finalità nell’ambito dei livelli essenziali dell’assistenza sanitaria;
- le risorse derivanti dal trasferimento alle Regioni, agli enti locali e alle Province Autonome del Fondo per le non autosufficienze di cui all’articolo 1, comma 1264 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 e delle risorse a valere su altri Fondi sociali Nazionali specificamente destinate agli interventi in materia di anziani e persone non autosufficienti;
- le risorse erogate ai cittadini da parte di pubbliche amministrazioni in attuazione di leggi e disposizioni dello Stato, delle Regioni e delle Province Autonome;
Nella speranza che questa bozza rappresenti una vera svolta nelle Politiche in favore degli anziani non autosufficienti, seguiremo l’iter di questa attesa riforma.
Fonte: Rete SupeRare 9 febbraio 2022
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